Lo stipendio in fabbrica


“Lo stipendio lo ritirano le vostre mogli alla fabbrica del ferro”. Così l’interprete siriano ha spiegato agli aspiranti mercenari siriani, pronti a firmare un contratto di tre pagine in russo per andare “quanto prima” a combattere in Donbass, sul fronte ucraino a fianco delle forze di Mosca.

“La fabbrica del ferro” è uno dei complessi industriali nella zona costiera di Latakia, nel nord-ovest del paese, di proprietà e gestita dalla famiglia Jaber, nota perché due suoi esponenti hanno svolto, e svolgono ancora oggi, un ruolo di primo piano come leader di gruppi armati locali cooptati dal governo centrale e dalle forze russe.

Il ruolo di intermediari locali siriani emerge prepotentemente nelle testimonianze da me raccolte nei giorni scorsi nelle regioni di Tartus e Hama a proposito dell’arruolamento di combattenti da parte di rappresentanti russi in Siria.

Al di là della confusione che regna tra le fonti sui diversi ruoli assunti nel tempo da Ayman e Muhammad Jaber, le fonti concordano nel dire che entrambi sono tra i rappresentanti siriani di maggior rilievo del potere militare e politico di Mosca in Siria.

Ayman Jaber in particolare emerge come una figura di spicco. E’ da anni noto come il “magnate siriano del ferro”. E dal 2012 è inserito nella lista delle personalità siriane colpite da sanzioni dell’Unione Europea. Legato a doppio filo a Rami Makhluf, cugino del presidente Bashar al-Asad, i beni di Ayman Jaber sono stati congelati dal governo di Damasco nel 2020, in corrispondenza con la confisca dei beni dello stesso Makhluf, caduto in disgrazia due anni fa.

Il gruppo armato “Falchi del deserto” era stato già sciolto nel 2017, ben cinque anni fa. E molti dei suoi membri sono andati a ingrossare le file di altri gruppi armati, altri ancora sono rimasti senza lavoro fisso e vivono di espedienti, come uno delle persone che hanno condiviso con me la testimonianza circa l’arruolamento di combattenti siriani da inviare in Donbass.

E’ illuminante notare come le forze militari russe in Siria abbiano oggi attivato la loro rete siriana di intermediari per procedere alla fase di arruolamento. Non c’è solo l’articolazione di Latakia, attorno alla famiglia Jaber e alla “fabbrica del ferro”, dove le mogli dei combattenti in Ucraina potranno “ritirare lo stipendio”.

ALCUNE DOMANDE DI PARTENZA
  • E’ possibile mappare le articolazioni del potere russo in Siria?
  • E sovrapporre questa rete con quella di altri poteri, locali e stranieri, sul territorio siriano?
  • Si può ipotizzare che almeno alcuni di questi intermediari di quello o di quell’altro attore svolgano il ruolo per più clienti?
  • In particolare, attraverso lo studio della biografia di Ayman Jaber, estesa evidentemente al periodo pre-2011, è possibile identificare i collegamenti che nel corso del tempo questo individuo ha intessuto con esponenti istituzionali ed extra-istituzionali siriani e stranieri?
  • Nel caso dei fratelli Jaber, traspare dal racconto delle fonti primarie e da quelle secondarie aperte una sovrapposizione tra la dimensione governativa siriana e quella extra-governativa, dominata dall’elemento russo rispetto a quello damasceno: uno è indicato come il comandante di una milizia rientrata sotto l’ombrello di Mosca e l’altro è indicato come il comandante di un corpo dell’esercito regolare siriano, nel 2017 ripreso accanto al generale Ali Ayyub, capo di Stato maggiore dell’esercito di Damasco. In che modo le molteplici dimensioni (nazionale/straniera, istituzionale/para-istituzionale) di queste dinamiche si sovrappongono? E in che modo questa eventuale sovrapposizione influenza gli stessi meccanismi di potere su scala locale, nazionale, regionale?
  • Il fatto che “gli stipendi” dei mercenari saranno “distribuiti alla fabbrica del ferro” indica esplicitamente la volontà di Mosca di non coinvolgere direttamente le istituzioni governative siriane. Quanto è profondo e reale quello che appare come un livello parallelo (gestito da Mosca e non da Damasco) della governance locale e nazionale siriana?
perchE’ queste domande sono importanti?
  • Per tentare di capire quali entità compongono l’insieme “regime siriano”.
  • Per provare a comprendere la molteplicità dell’egemonia russa nei vari territori siriani. Una egemonia che non si muove solo su un binario istituzionale e verticale (Mosca-Damasco-realtà locali) ma che sfrutta numerosi canali di potere alternativi al passaggio istituzionale col potere centrale di Damasco.
  • Per tentare di immaginare quale possono essere le prospettive temporali di questa dinamica di potere tra un attore esterno molto influente su scala regionale e globale come la Russia e una serie di entità siriane.
  • La dinamica dei rapporti tra Mosca e i Jaber illustrano inoltre come personaggi chiave su scala locale che, per varie ragioni, vengono escluse dal potere centrale, rimangono comunque attive come risorse per il potere straniero.
  • Per analizzare la profondità nel tempo e nello spazio di pratiche clientelari che generano tensione sociale e quindi il conflitto stesso; che rafforzano la frammentazione territoriale siriana (i cosiddetti “spoiler della pace”); che alimentano retoriche e pratiche esclusive su base identitaria (“noi” vs “loro”); che fomentano radicalismi e contro-radicalismi (“minoranze vittima di terroristi”).

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About me

Sono Lorenzo Trombetta. Per 25 anni ho vissuto e lavorato dall’altra parte del Mediterraneo. Leggi di più…

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