Mediterraneo allargato e tempi lunghi


Il conflitto in Ucraina, con tutte le sue implicazioni, va infatti inserito in un’ottica di confronto tra Mosca e altri attori (partner o rivali che siano, a seconda del dinamismo della realtà) che viene da lontano [tempo] e che si intreccia con altre geografie [spazio].

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Sono Lorenzo Trombetta. Per 25 anni ho vissuto e lavorato dall’altra parte del Mediterraneo. Leggi di più…

Ecco perché, come fatto in questo articolo per LiMes, è importante ricordare la profondità storica e territoriale dell’azione russa nel Mediterraneo orientale, a partire dalla Siria e dai suoi dintorni.

Qui di seguito, prima di lasciarvi alla lettura del mio articolo, lascio un appunto con alcune delle numerose domande di ricerca utili per indagare meglio e con maggior profondità il ruolo della Russia in Siria.

ALCUNE Domande di ricerca
  • A quando risale l’alleanza tra Damasco e Mosca?
  • A quando risale la presenza militare russa in Siria?
  • Dove si trovano le basi e gli avamposti militari russi in Siria?
  • Con quali attori stranieri interagiscono le forze militari e politiche russe Siria?
  • Con quali attori siriani – locali e su scala nazionale – si relazionano i russi?
  • Quali risorse nazionali e locali presenti sul territorio siriano i russi controllano direttamente? E sulla gestione di quali risorse hanno influenza?
  • Oltre alla dimensione militare, in che altro modo si esprime la presenza/influenza russa in Siria?
  • I rappresentanti russi in Siria si occupano di amministrazione civile anche solo indirettamente?
  • Hanno accesso al settore della cooperazione allo sviluppo e al sostegno umanitario alla popolazione?
  • L’appartenenza alla chiesa ortodossa è un fattore politico nelle aree siriane dove sono ancora presenti comunità e autorità religiose ortodosse locali?
  • ….
Carta di Laura Canali per LiMes, 2022

Mosca ha costruito nel Levante una vasta rete di influenza, con basi sparse nel territorio siriano. Il coordinamento con americani, israeliani, turchi, curdi in nome dell’anti-jihadismo. Hard e soft power in salsa russa. Un trampolino verso Africa e Mediterraneo.

Con tutti i riflettori puntati sul fronte caldo tra Ucraina e Russia, il 16 febbraio scorso il ministro della Difesa russo Sergej Šojgu si è recato in Siria. Dopo una breve e rituale stretta di mano col sorridente presidente siriano Baššār al-Asad a Damasco, Šoigu è stato accompagnato dagli alti quadri militari russi in Siria nella base di Ḥumaymīm, il quartiere generale delle operazioni belliche di Mosca lungo il fianco meridionale della Nato. Nei pressi dell’aeroporto di Latakia, nel distretto di Ğabla, Šoigu ha assistito al dispiegamento nel Mediterraneo orientale dei caccia MiG-31K armati con missili ipersonici Kinžal e dei bombardieri strategici Tupolev Tu-22M dotati di armi a lungo raggio. Questi velivoli, atterrati solo 24 ore prima dell’arrivo del ministro della Difesa russo, si sono uniti ad altri jet e unità navali di Mosca, attraccate al porto militare siriano di Ṭartūṣ, per partecipare a quelle che sono state definite le più massicce esercitazioni navali russe nel Mediterraneo dai tempi della guerra fredda 1.


La campagna militare russa di Siria è cominciata nell’autunno 2015, ufficialmente con l’obiettivo di sostenere l’allora barcollante sistema di potere di Damasco, da decenni incarnato nella famiglia Asad, e di combattere il terrorismo, rappresentato dall’insurrezione dello Stato Islamico (Is). Sebbene l’alleanza tra Damasco e Mosca abbia quasi mezzo secolo di vita, non era mai accaduto nella storia che la presenza militare russa in questo angolo di Mediterraneo fosse così robusta e, ormai, consolidata (…).

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