Il potere oltre la lotta per la liberazione


A proposito di negoziazione e potere, nel maggio del 2021 scrivevo per LiMes, la rivista italiana di geopolitica, quest’analisi sulla dinamica di potere all’interno della Striscia di Gaza, dominata Hamas.

E sostenevo che Hamas ha da tempo abbandonato la sua vocazione massimalista e di lotta, trasformandosi col tempo in un gruppo di potere radicato a Gaza, con ramificazioni regionali, e disposto a negoziare con tutti i diversi attori del contesto di cui fa parte, incluso Israele.

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Sono Lorenzo Trombetta. Per 25 anni ho vissuto e lavorato dall’altra parte del Mediterraneo. Leggi di più…

“L’organizzazione politico-militare Hamas, che da circa 15 anni domina la Striscia di Gaza, è oramai un’agenzia di servizi.

I clienti del movimento islamico palestinese sono numerosi: Israele, prima di tutto. Poi l’Iran. Il Qatar e la Turchia. L’Egitto. 

Ma il negozio è aperto al pubblico. E se domani l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti o addirittura gli Stati Uniti trovassero la formula giusta per rivolgersi, formalmente o sotto banco, a quest’agenzia di servizi, il portafoglio di clienti potrebbe allargarsi.

Qualcuno potrà inarcare il sopracciglio e pensare che sia poco opportuna questa descrizione mentre è in corso l’ennesima carneficina in Medio Oriente.

Sono ore in cui si ripropone una polarizzazione retorica ormai abituale: per alcuni il Hamas è una formazione terroristica, per altri è un movimento di resistenza.

Certamente è una lettura sintetica, che non dà conto delle diverse fasi e delle differenti anime politiche e culturali che hanno animato Hamas dalla sua fondazione (nel 1987, l’anno in cui iniziò la prima Intifadaa oggi.

Eppure è bene suggerire un cambio di prospettiva, soprattutto per comprendere l’estrema viziosità del circolo in cui si avviluppano da anni l’azione e la retorica delle parti coinvolte. Si può guardare al fenomeno Hamas tenendo conto delle risorse in campo, degli interessi in gioco e dei rapporti di potere tra gli attori che negoziano e che periodicamente si fanno la guerra.

Prima di tutto, Hamas non è un monolite, bensì una struttura articolata al suo interno composta da individui organizzati in fazioni, caratterizzati da percorsi umani e professionali diversi, sparsi dentro e fuori la Palestina, più o meno affiliati con attori stranieri.

In secondo luogo, bisogna considerare il capitale su cui si basano la forza e la longevità di Hamas: il territorio e la popolazione della Striscia di Gaza, strategico rettangolo di terra tra il deserto del Sinai egiziano, il mar Mediterraneo e Israele. Hamas senza Gaza sarebbe un lemma in un dizionario enciclopedico. E senza la gente della Striscia perderebbe un pilastro della sua legittimità: “il popolo”.

Terzo punto: per mantenersi egemone su quel territorio e continuare a proporsi come un’agenzia di servizi, Hamas ha bisogno di legittimità interna, di risorse finanziarie, di mezzi militari e istituzionali e di sostegno esterno: tutti elementi che fanno parte del rapporto di scambio che intercorre tra il movimento palestinese e i suoi clienti. (…)”

ALCUNE DOMANDE DI RICERCA
  • Quali sono le risorse, non solo territoriali e non solo materiali, presenti nella Striscia di Gaza?
  • Quali di queste risorse sono gestite da Hamas?
  • Qual’è la struttura interna di Hamas? Quali sono le stanze del potere all’interno del movimento islamico?
  • Chi sono le figure chiave ai vertici del movimento palestinese? Quali sono le biografie dei diversi esponenti di spicco dello stesso movimento?
  • In che modo Hamas gestisce il sistema di distribuzione dei servizi alla comunità locale?
  • Quali altri poteri locali esistono nella Striscia? E che rapporti hanno con Hamas?
  • Che rapporti politici ed economici esistono tra Hamas e Israele, tramite intermediari locali e/o stranieri?
  • Quali sono le fonti di sostentamento di Hamas?
  • In cambio di queste fonti, il movimento palestinese che obblighi ha nei confronti dei suoi partner, alleati, finanziatori?

Buon proseguimento di lettura su Limes…

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